Hans Holbein - Gli Ambasciatori

martedì 6 novembre 2012

Sull'Accoglienza

 Pubblico un articolo che risale ad alcuni anni fa,del quale è da rimettere in discussione il modo della mia adesione alla teoria,ma che per l'originalità della esperienza da cui scaturiva,merita di acquisire visibilità.

Libreria Legolibri. Torino
Agi e dis-agi? Donne in viaggio tra tailleur e salopette ".
INCONTRI/DIBATTITO
II CICLO a.a 2004-2005
A cura di Emanuela Marangon

SULL'ACCOGLIENZA

Il testo che viene pubblicato qui a seguire nasce da una questione che mi interrogava nel momento in cui è stato steso e che è venuta precisandosi via via durante il lavoro e ancor più al termine, per cui è probabile che il testo non la esamini in modo esplicito.
Poichè  il lavoro d'amore " va dall'uno all'uno” e non più “dall'uno all'altro”, il soggetto può sentire che è nel lavoro d’amore quando accoglie l'altro soggetto nel rispetto, nell'attesa,  conserva la preziosità delle sue leggi ,dei suoi padri. Sente dunque di essere nel lavoro d'amore; e poi tutt’ad un tratto, si verifica la brusca virata: la faccenda non funziona più. Evidentemente ancora una volta era il modo del “dall'uno all'altro” in funzione: narcisistico e speculare. Improvvisamente l'altro si trova rigettato, le sue leggi i suoi padri posti in questione : l'Immaginario esplode al servizio ,ancora una volta, della ripetizione. Quello che poteva apparire un movimento virtuoso si rivela essere ancora una volta sul lato della ripetizione che sappiamo essere una delle presentazioni della pulsione di morte .Come fare si che la accoglienza sia sul versante  del " lavoro d'amore "? Che cosa e come potrebbe fare taglio, tale da operare un cambiamento di discorso?
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Il tema di cui trattiamo questa sera, l'accoglienza, o meglio "figure dell'altro ", si colloca nel soggetto più vasto che per il secondo anno consecutivo viene proposto in libreria: " Agi e Dis-agi? Donne in viaggio tra tailleur e salopette”[2] . Ho pensato a come far risaltare l'opzione femminile, e infine ho optato per cercare di essere il più possibile me stessa interrogando i motivi della scelta di questi temi. Così sicuramente questa esposizione sarà al femminile anche se non si parlerà espressamente della donna dell'accoglienza, o non solo perlomeno. Ciò che dirò è supportato, sul piano teorico, anche dalle risonanze che mi sono derivate  da  alcune letture che forniscono interessanti spunti di riflessione  sulla relazione tra le modificazioni dell’organizzazione sociale in atto e l’economia psichica individuale.[3] Questo lavoro testimonia di un work in progress sia nella sua forma, frammentata e " aperta " che nella persona di chi vi parla, implicata, in viaggio.
Porterò dunque il mio contributo alla questione dell'accoglienza delineando tre momenti: la gioia di accogliere l'altro: il viaggiatore, lo straniero come ospite. Il lavoro per accogliere l'altro in / di me attraverso anche il percorso analitico, ad almeno tre livelli: l'altro che sono io che non mi conosco,
ma anche l'altro che ha deposto il suo discorso in me, e ancora l'altro che costruisco io stessa parlandone. Infine, ma sempre presente in filigrana, l'accoglienza dell'altro del sessuale. Segnalerò infine come la questione del padre attraversi queste problematiche,il Padre della religione, il padre della realtà, fino a tratteggiare l'idea di Lacan di " fare a meno del Nome del Padre a condizione di servirsene ".[4]


Conosciamo il momento di gioia che prova l'ospite nel momento in cui lo straniero varca la soglia
della sua casa e hanno luogo i riti del saluto, dello scambio dei doni. Ti metto a disposizione ciò che è mio , parlami di te di come vivi, dove vivi. Ti parlerò di me da cuore a cuore .Condivideremo lo stesso cibo sotto il mio tetto.
Mi pare che in questo primo momento si colloca l'altro come lo specchio che supporta il proprio narcisismo: e questo accade in modo reciproco. Dunque in questa operazione immaginaria l'altro rimane tale, straniero, pur se si presta ad essere colto come " il simile ". Ciascuno in realtà si muove badando a non decompletare l'altro, senza interrogare le sue tradizioni, le sue leggi.
Ma la natura dell'ospitalità è tale che può virare come sull'altro lato di un nastro dall'altra parte del bordo,rivelando  articolazioni tragiche, come l’etimo della parola latina ci indica:hos è la radice comune di hospis e hostis.
Può dunque l'idillio finire o nemmeno cominciare e l'alterità fare irruzione sotto l'aspetto della irriducibile " differenza "? Ecco allora i nomi dell'ospite in quanto altro, cioè ostile, straniero e straniante, esiliato,fuori legge, parassita. Ecco l'ospitalità diventare " asilo ",  l'altro: lo straniero ," tollerato " oggetto di tolleranza,[5] e l'accoglienza manifestare allora tutta la violenza insita nel potere di ospitalità; chi accoglie nel contempo comanda: è la potestas fallocentrica del capofamiglia che obbliga l'altro al parricidio .[6]

Per spostarmi ora sul secondo punto che desidero delineare questa sera utilizzo due citazioni: da Levinas " il soggetto è un ospite " e da Rimbaud " io è un altro "poichè desidero quantomeno dar conto anche se non approfondire in questa sede, della divisione soggettiva  prodotta dal funzionamento dell'inconscio di cui Freud per la prima volta stabilisce le leggi: condensazione e spostamento, ritrovabili nelle due figure linguistiche della metafora e della metonimia su cui lavorerà Jacques Lacan..[7]
Chi ha attraversato un percorso analitico, si è posto all'ascolto di questo altro che lo abita ne ha sperimentato la presenza e il funzionamento nei sogni, lapsus, atti mancati.[8]
L’ Io si è scoperto non padrone  in casa propria, affondare le proprie radici in motivi sconosciuti depositati da continue identificazioni ad altri, alla loro l'immagine come alle loro parole, prelevare dall'a/Altro le stesse parole con cui si dice, al punto che se si può dire che l’ Io è un sintomo è evidente anche che a questo sintomo il soggetto non può rinunciare, non vuole rinunciare. L'altro dell'io si presenta come il desiderio senza oggetto che lo colmi, come sete di saperne su un sapere da sempre perduto, come domanda non saturabile sul versante del bisogno, poiché è essenzialmente domanda sulle origini[9].
Ora a tutti questi motivi nell'analisi viene dato ascolto: si ascoltano snodarsi e ripetersi nelle parole del soggetto componendo il discorso che lo porta a sua insaputa, nella sua vita. Ciò che produce gioia nell'analisi è l'operazione con cui innanzitutto si consente a ciò che non trova rifugio e ospitalità nella vita corrente, di avere " luogo ", di essere " a casa ". Ma quanto ai fondamenti non è dato saperne. " Il soggetto(non)è (che) un ospite “

La terza figura dell'alterità che vorrei ricordare è quella del sessuale. L'altro sesso/ l'altro del sesso. Con la psicoanalisi sappiamo infatti che " il rapporto sessuale non esiste, è impossibile, in altri termini non saprebbe essere armonioso "[10], caratterizzato com’è da quel " non è di questo che si tratta " al quale sempre rinvia.
I miti che come sappiamo organizzano una risposta immaginaria all'impossibile , propongono Amore come figlio di Poros e Penia: Espediente e Povertà; e la lanterna non brucia forse Psiche nel momento stesso in cui volendo vedere Amore e penetrarne il mistero, lo perde? Ma cosa possiamo dirne, oggi? Il sessuale è sempre legato all'alterità? Al mistero? L'inconscio è ancora fondato sulla rimozione della-insopportabile-differenza? Ancora oggi ci si può chiedere cosa vuole una donna? E come sarebbe l'uomo che può colmarne nel reale la domanda? Dei saggi che ho esaminato è interessante che sia Bodei, filosofo di area cattolica, sia Melman allievo di Lacan descrivono l'uomo attuale come rispettivamente " narcisista di massa "[11] e " uomo senza gravità "[12] dotato di un io flessibile, anzi in grado di operare lo zapping dell'io che rende possibili  vite multiple[13] in cui è  tipico il fenomeno della derealizzazione .(“Sono affetto da mesi da episodi di derealizzazione e  non so come compor-mi “ -mi dice, in un lapsus significativo,un giovane paziente che alla prima presentazione si definisce ponendosi al riparo della comoda nominazione sociale- ).
.La loro analisi è molto interessante e coinvolgente poiché rientra nella nostra esperienza di tutti i giorni. La conclusione di Bodei è più improntata alla speranza che  la via da percorrere sia il riposizionarsi e il formulare ipotesi nuove a fronte degli interrogativi posti dalle forze storiche che attualmente ci modellano, in primis l'alterità.
Allo psicoanalista compete invece descrivere ciò che accade trovando le parole per dirlo e inserendolo in un discorso in corso che altri non vede. In particolare per l'uomo della nuova economia psichica Melman osserva che il momento attuale è caratterizzato dalla possibilità offerta dalle leggi di mercato di godere ad ogni costo grazie agli oggetti che sono scelti in base alla evidenza, alla presentazione, e perciò quando non servono più si gettano[14].
Ecco perciò emergere una umanità felice di consumare e finalmente equalizzata; il godimento è assicurato per tutti, il legame sociale è povero, episodico, basato sul rispecchiamento duale fra simili. L'alterità è denegata,oggetto di diniego, e prima fra tutte quella basata sul sesso e suggellata dall'impossibile che prende la forma dell'interdetto paterno di godere del corpo della madre. Non a caso la figura del padre in quanto terzo, ormai anacronistica, è polverizzata e l’inconforto sessuale viene aggirato  eliminando la categoria stessa dell'impossibile che in quanto limite manteneva però il desiderio.
Godere senza limiti riduce le pretese del sesso, e le soddisfazioni sono elargite a livello di tutti gli orifizi. Il mercato offre oggetti  evidentemente richiesti, che saturano  tutte le soddisfazioni orifiziali. Il sesso ne è diventata una, nulla più. L'uomo vuole essere alleggerito dall'insopportabile peso della sessualità e degli impossibili ad essa collegati. Anche la scienza medica entra nel mercato e offre risposte: cosa di meglio che delegare alla scienza i carichi opachi posti dalla differenza sessuale ? Ecco saltare i limiti imposti dal corpo: partorire ad età avanzata, gravidanze " assistite, " manipolazioni genetiche...
Anche il campo giuridico è chiamato ad adeguarsi alla modificazione dei tempi in atto, stabilendo diritti verso l’equalitarismo che nega le asimmetrie e le differenze, in primis la differenza dei sessi e la castrazione ( salvo spostarle più fuori: come ostilità, aggressività, guerre). L'uomo liberato dal peso del sesso, finalmente senza gravità: è un infante generalizzato.
Godere ad ogni costo è la forma  dell'incesto nella società attuale dove l'evidenza e l'oggetto ha scalzato la credenza,e il patto, simbolico,introdotto  dal padre.

Questo mio lavoro è attraversato dalla dialettica intorno alla questione del limite. Nella nostra esperienza il limite è stato presentificato da quella sorta di operatore logico che è il  Padre della Religione, portatore di colpa e angoscia :cioè di nevrosi, o oltrepassato gioiosamente nelle false audacie della perversione nella nuova economia psichica.Resta da trovare il modo di andare oltre il Padre a condizione di servirsene. Noi sappiamo che il soggetto, quando si trova inghiottito da modalità di relazione come quelle su descritte e se ne rende conto, può decidere di tirarsi indietro, ma non esce; si troverà allora piuttosto in una empasse e prima o poi dovrà riaffacciarsi. Quello che può fare dell'empasse, è non rinunciare ad interrogarsi sulle ragioni per esempio delle sue ripetizioni, e non farlo da solo ma rivolgersi ad un'analista.
Mi pare che in tutte e tre le dimensioni che ho tratteggiato si va in scacco quanto a pensare ad un incontro con l'altro sotto " tregua ". Si può obiettare forse che questa conclusione deriva dal modo di pensare " pessimistico " di Freud. Non so perché non conosco per esempio a sufficienza Jung, ma è un fatto  che lui  si rifugiò in vecchiaia, da solo, a Bollingen, luogo che ho visitato e ho trovato affascinante. Analogo messaggio quello orientale, induista per esempio, che prevede nella seconda fase della vita ( la fase dell'individuazione di Jung ) il compito di isolarsi dal mondo.
Ma il realismo e la forza del pensiero freudiano si spingono dentro la vita, nonostante tutto: fino a che c'è vita è nella vita che bisogna investire fino alla fine; e allora viva l'isterica che con la sua domanda fa esistere l’a/Altro. Si tratta piuttosto di vedere come saperci fare non tanto con le simulazioni della morte durante la vita, ma con le astuzie della pulsione di morte che attrae verso lo stato originario inanimato ogni forma di vita.
E allora nelle alterne sorti dell'accoglienza vediamo sotto il clamore il silenzioso disegnarsi della pulsione di morte .
E il cammino nel viaggio è allora forse dato dal lavoro interminabile per tenerla continuamente ricondotta, ri- legata ad Eros. 




[1]
Torino,16 novembre 2004

[2] Questo soggetto,inaugurato per la prima volta un anno fa,è per me ancora attuale,dunque lo ripropongo. Mi piace riprendere la citazione che Freud porta a conclusione del suo Al di là del principio di piacere,poiché ne rispecchia bene il senso:”Ciò che non si può raggiungere a volo, occorre raggiungerlo zoppicando…la Scrittura dice che zoppicare non è una colpa.” Freud, S (1920) Al di là del principio di piacere.  Opere, 9 :p. 249.Torino: Boringhieri 1989.

[3] Freud che pure dà conto della natura astorica dell’inconscio,  non vedeva peraltro alcuna antinomia tra la psicologia individuale e la psicologia sociale. Freud,S. (1921) Psicologia delle masse e analisi dell’io. Opere, 9: P.261. Torino:Boringhieri 1989.                                         
[4] Segnalo,poichè  dà il senso alla sua lettura sul mutamento in corso (Melman,C. (2002) l’Homme sans gravitè .Paris:Denoel) l'interessante analisi operata da Melman sul Padre in quanto funzione logica che introduce il valore del limite, necessario perché si dia accesso al desiderio e al godimento sessuale,contrariamente all’interpretazione comune che vede invece  il padre come colui che interdice il godimento 
[5]nel concilio vaticano 2°si osserva che è necessario andare  oltre la “tolleranza” che è quella che sia per i difetti, verso l'articolazione identità/e dialogo (la identità utilizzata come punto da cui partire, su cui non si cede, senza che però ciò dia luogo a sopravvaricazioni ).
[6]A questo proposito farei rilevare due punti dalla serie di lezioni di Derida (da Badini e Gastoldi raccolte e pubblicate  nel 2000 sotto il titolo “Sull’ospitalità “) ,che si situano sull’articolazione di questo concetto con la questione dell’identità :lo straniero come colui che “ponendo la prima domanda mi mette in questione” (pag.40) ,vacillamento dell’identità magistralmente espresso attraverso le parole con cui Edipo nel momento in cui entra a Colono sorretto da Antigone si rivolge ad un passante:” Straniero,amico,…una fortuna questo tuo apparire faro nostro,a illuminare con parole il nostro buio…”: “domanda dello straniero allo straniero”…(op. cit. pag. 59. "

[7] mentre in Freud l'inconscio è prodotto dalla rimozione sulla differenza sessuale a seguito dell’Edipo, in Lacan è nelle leggi di funzionamento del linguaggio che si pone l'impossibilità di dire tutto, manca nella catena dei significanti il significante che la fermerebbe, è caduto, perduto, non recuperabile. Nominerebbe l'oggetto causa di desiderio legato alla perdita della madre. La castrazione quindi è già a partire dal fatto che si parla. Il padre poi, che sta sul limite oltre il quale si pone il godimento del corpo della madre, si presta a imprimere il significato sessuale ai significanti rimossi nell'inconscio.
[8] nel modo in cui dice Freud, il cacciatore arguisce la vicinanza del cinghiale dai rametti spezzati dalle foglie calpestate che ne rivelano il passaggio.
[9] “Il soggetto è abitato da uno sconosciuto che viene a disturbare l’ordine del suo mondo e a dire:” Non è questo:la soddisfazione non è quella che io voglio”(Melman, op. cit. pag. 118)
[10]Melman, op. cit. pag.103
[11] Bodei,R.(2002) Destini Personali.Milano: Feltrinelli Editore. pag.258
[12] Melman,C. op.cit. pag.118
[13] Bodei R. op. cit. pag. 268; Melman C. op. cit. pag. 115
[14] questa modalità è portata dal funzionamento della nuova economia psichica basato sul diniego per cui l'oggetto non sta più lì in quanto rappresentante di altro,per esempio di istanze rimosse; si vale per ciò che si è e non per ciò che si rappresenta. Nella NEP fondata sul diniego... e non più sulla rimozione si può gettare ciò che non serve più e trovare un altro oggetto di soddisfazione.