Psicopatologia della vita quotidiana
2.0
Domande
Capita
sempre più sovente oggi all'analista di chiedersi se sia psicoanalisi la
pratica in cui si trova implicato. Il mondo liquido è trionfalmente entrato e
si è insediato anche in seduta.
Provvisorietà,
revoca repentina di accordi fragili che nulla hanno del patto ,sono quasi all’ordine
del giorno. Di che cosa si parla pensa il nostro analista, quando per esempio si
dice che la purezza della psicanalisi va tutelata, ponendola extima dalle ingerenze
statali e istituzionali quali gli ordini professionali di medici psicologi o
altro ancora?
Cosa è
psicanalisi e chi è analista nella domanda contemporanea ,e bordare quali
mancanze e di chi, sì chiede il nostro, quando il legame sociale fa acqua da
tutte le parti ,e il non volerne sapere e’ quanto mai in auge?
Come può
ripensare alla luce del momento che sta vivendo la sua posizione e la sua
funzione, lui che è solo,nel rapporto corpo a corpo con un "altro"?
E nello
stesso tempo sente di essere convocato dalla urgenza della domanda dell'altro
come psicanalista scalzo, cioè come un attore sociale, qualcuno interpellato
nella polis, ben oltre all'area ovattata dello studio.
Eppure,
nonostante queste urgenze, sente che c'è qualcosa su cui non ha da cedere.
" Io non sono nient'altro che quel coglione che accetta di stare in quel
posto (di non padronanza)", e' la frase di un anziano collega che gli
risuona ora e gli pare echeggiare le ragioni del suo esserci e contenere in se’
il nocciolo su cui non cedere. Questo interrogarsi su cosa sia la
psicanalisi ,ancora ,come ai tempi dei berlinesi, e via via con Ferenczi e Groddeck fino agli eretici degli
anni che seguirono, ancora a incontrare lo zoccolo duro della
istituzionalizzazione come resistenza dell’analista,e dei suoi tabù:di
toccare,di parlare,di relazionarsi…(v. Oury..)
I clienti
Una umanità
confusa, a una dimensione, senza profondità. Egli si trova ad alfabetizzare,
senza fare tenuta, sperando di aprire spiragli per domande future ,mentre cerca
di predisporre “belle forme” per le sedute a venire,che il più delle volte non
ci saranno. Vengono anche senza denaro per pagare la seduta, forse hanno la carta di credito .virtuale? Arrivano
in modo pulsionale sempre accompagnati da un loro a/Altro sregolato, e pronti a
ritornarvi. Ed è l’ analista a ritrovarsi oggetto di scarto. Effettivamente la malattia
psicologizzante che si impadronisce di lui:
non forzare le tappe ,accoglierli dove sono, è quella che lo conduce a
finire oggetto di scarto lui ,che fra gli
altri psy si presenta con insegne ancor
più deboli, poco incline a diagnosi, prognosi, vago sulle tempistiche, scarso
di sons et lumieres fallici.
Il suo unico
atout e' situarsi nel posto del sembiante e rivestire di se’ l'oggetto agalmatico
del desiderio.
I clienti e il desiderio
Di parlare ,di
trovare ragione. Non si pone nemmeno l'eventualità di immaginare un percorso
che dalla ragione si sposti verso le ragioni come cause, e infine verso il
saper-ne. Le loro visite lampo si spengono nel tempo di un fiammifero. Sono
rosi dalla fretta, prede della metonimia. .
Ciò che per
loro fa da punto di tenuta , sono i loro godimenti che si palesano come
sofferenze: il fumo, gli antidepressivi, l'insonnia, il tic nervoso, le fobie ,
le crisi di panico, le ossessioni,le sopraffazioni subite,il sesso che non
funziona.
Molti lo
contattano nelle prime ore della notte su internet e rimangono animule blandule
che non si paleseranno nemmeno con un passaggio al telefono. Altri sono dotati
di un segretario: marito, moglie padre, figlio che prende i contatti a volte con funzione di facilitatore
del passaggio del familiare alla venuta in studio, altre volte con funzione
totalizzante di protezione. Il congiunto rimane in questi casi dietro questo
paravento come in un area di clausura.
E' dal male
di vivere che cercano di guarire e probabilmente una seduta o poco più sono
loro sufficienti per capirlo e anche per elaborare la forza per andare avanti o
la sfiducia nel ritornare. Pare loro oltretutto lo studio dell'analista un
luogo fuori dal mondo :opaco, ovattato,su cui non sanno come imporre la presa
di una accelerazione che lo riporti nella categoria del noto. Quello che era il
valore del luogo terzo ora diventa freddezza ,lontananza ,nell'epoca del
trionfo della madre.
Più
questione per il nostro analista di trovare consistenza nei vecchi riti che
funzionavano con i pazienti d'antan e che forse funzionano ancora per se stesso
quando si sposta per l'Europa per le sue supervisioni blasonate. Ma anche egli
si scopre con stupore sempre più sciolto da lacci e lacciuoli che lo hanno
trattenuto per lunghi anni. Del resto nemmeno il suo cervello è esente dalla
plasticità neuronale che lo sta riplasmando come tutti gli altri nell'era di
Internet.
Internet
il nostro analista scalzo che instancabilmente
prosegue la sua riproposizione dell'esperienza di parola inizia a chiedersi
quale ne stia diventando lo statuto. Fino a che ci sarà la parola diceva Melman
15 anni orsono,con le sue leggi la metafora e la metonimia, ci sarà posto per
l'inconscio. Quelle a cui Melman si riferiva erano le parole incarnate dalla voce, quelle fatte di corpo. Ora i
clienti arrivano da Internet e molti vorrebbero rimanervi:" se ci fosse il
servizio on line sarebbe meraviglioso,,, "
Short
messages e Twitter WhatsApp sono mezzi di comunicazione da cui non è più
possibile astenersi. Promotori di pensiero corto e multicentrico ripropongono
in versione 2.0 l'attualità delle associazioni libere poste come unica regola
fondamentale da Freud, e delle sedute brevi, inaugurate con grande scandalo da
Lacan.
Ma in una
dimensione disincarnata.
C'è e ci
sarà sempre di più letteratura sul valore di prolungamento protesico del corpo
assunto dagli strumenti quali i vari schemi del PC smartphone iPad Kindle il
mouse la tastiera ecc ecc. Sono indubbiamente entrati nella costituzione
dell'identità corporea soggettiva eppure il nostro analista continua a sentire
che la parola come metafora e soggetta alla metonimia, per dare origine
all'inconscio deve sottostare alla castrazione che si incontra solo nel corpo a
corpo. Certo le parole virtuali e quelle di carne si intrecciano sempre di più
fino a legittimare l’interrogativo sullo statuto che questa parola ibrida sta
assumendo nel legame tra le persone e con quali effetti .Nel suo saggio
Nicholas Carr (2013) descrive le perdite che ogni civiltà ha sostenuto ,nei
passaggi epocali in cui la tecnologia si è imposta, insieme ai vantaggi
inestimabili che ne sono derivati. E sono sempre state perdite legate alla
corporeità soggettiva e nel legame sociale. Al corpo. Per esempio, si chiede il
nostro: cambia qualcosa in una interpretazione se espressa in effigie o in absentia?
A quali condizioni può risultare mutativa nel senso in cui la intende Strachey?
Quando de
Kerckhove argomentando con Carr da una
posizione opposta sostiene che i Big Data sono il nostro inconscio digitale
,prende a prestito dalla psicanalisi un concetto, senza sapere di cosa parla:
cioè che l'inconscio non è un reservoir nascosto, ma un sapere impossibile nel
senso che non c'è parola che vi possa accedere, ma è solo dalle parole che può
essere contornato. È un'esperienza di incontro con l'impossibile a dirsi, nella castrazione
dunque. Secondo Carr l'utilizzo di Internet ci impoverisce la memoria ,ottunde
gli organi di senso il linguaggio e riduce anche le gradazioni
emotivo-affettive.
Mentre questi flash gli attraversano la mente,intanto in seduta i pazienti più giovani gli stanno enumerando le nuove fantastiche e risolutive modalità terapeutiche che vengono loro suggerite dai loro coetanei ai quali la psicanalisi pare una pratica troppo vecchia e ormai superata, e lui stesso d’altronde è impegnato a recuperare la sua creatività messa a dura prova dall'aver vissuto nell'epoca delle ideologie e del tempo infinito in cui nelle sue esperienze di formazione " la teoria gli è stata picchiata in testa”....
A fronte di
queste esperienze e sempre più spesso, capita al nostro (che va detto: è una
donna), di interrogarsi sul setting che propone. Come da tradizione si attiene
al classico colloquio in studio in cui l'astinenza predomina nell'incontro tra
le due persone. Recentemente gli è capitato, in un incontro seminariale
internazionale di ritrovarsi a condividere queste considerazioni con altri
colleghi di età per lo più piuttosto matura. Predominava la consapevolezza che
sia necessario un cambio di stile, parlare, comunicare, condividere. Sostegno
consigli, conforto addirittura, non possono più essere atteggiamenti tabù nella
pratica. Veniva riconosciuto dai partecipanti che aver vissuto la loro vita
nell'ideologia politica ,sociale e nella professione è un dato da perlaborare.
Veniva anche
rilevato che la creatività che ciascuno poteva possedere e che magari
esercitava con entusiasmo in altri campi (insegnamento teatro eccetera),
nell'esercizio della funzione di analista era stata in loro frenata dagli
interdetti vissuti od agiti prima come
pazienti e poi come analisti. Venivano Portate queste considerazioni in quel
gruppo di lavoro ,quasi timidamente , e nemmeno da tutti, come a vergognarsene .
Inoltre ,che
sia venire in studio la modalità più consona per ciascuno oggi? Le Biblioteche
come" Piazze del Sapere"(Antonella Agnoli) non potrebbero ad esempio
ospitare anche l'esercizio al saper-ne proprio del percorso psicoanalitico?
Insomma l'idea che ci sia un lavoro duro da fare sul rapporto tra teoria,
pratica analitica e contesto socio politico si fa strada sempre più. Se si
guarda intorno constata come gli analisti siano sovente chiusi e frammentati
negli interessi piccini di una serie di micro associazioni ,poco inclini ad esporsi
individualmente a causa di innumerevoli processi transferali e certamente ,ma
in questo essi si trovano in buona compagnia,non sempre in possesso di quel
bagaglio di interessi e competenze culturali che Freud poneva come prerequisiti
essenziali.
Torna ad
abbeverarsi alle fonti il nostro ,e a poco gli serve constatare che nel 1924
Ferenczi si trovava a registrare un analogo mood nella situazione della
psicanalisi .....Oggi che la
psicanalisi permea di se' la società :nella
cultura nei costumi nell'educazione e perfino
nella sanità; e le parole
introdotte da Freud sono diventate moneta corrente nel discorso comune ,tuttavia
la domanda che i soggetti portano nella loro ricerca di uno “Psicologo” prelevato dal supermercato delle psicoterapie ,
ha le caratteristiche per incontrare un’offerta psicanalitica?. Nulla sanno sul tempo (dell'attesa) sul rapporto con l'analista (in quanto Altro
e non in quanto simile) ,portati dall'urgenza
di una risposta che prescinde da ogni possibilità di elaborare un percorso
clinico. Se fino ad ora il nostro compito è stato di accompagnare i defilè della
parola dall’urgenza della cura all'umiltà di elaborare il sapere che non si sa
di sapere, oggi c'è da chiedersi (oltre al nostro mantra sull' imperativo a
godere che ha soppiantato quello del dovere) se la stessa “chimica cerebrale”
abbia ancora i requisiti per sostenere una siffatta esperienza.
Parallelamente e nello stesso tempo noi
riscontriamo però dei dati clinici che è troppo semplice catalogare come
godimento. Vanno indagati e ci indicano
una strada. Spesso il cliente dal “pensiero corto” fatica ad accettare la
chiusura della seduta, il più delle volte continua nella sua enunciazione, si
ferma sulla porta per ulteriori considerazioni e osservazioni
,aggiunge particolari ,porta un testo scritto che tiene accanto o sfoglia
mentre parla, oppure spiega come a casa a prenda appunti o pensi a ciò che è
stato detto in seduta…
Al nostro
analista capita di chiedersi se il suo compito sia quello regio di assicurare
un luogo all'ascolto o non debba egli allargare questo suo impegno nella polis non
tanto come analista ma come cittadino-psicanalista. E quando si immagina
impegnato in questo modo,gli piace pensare che un bastone possa finire tra le
fauci del politically correct, convinto come è che la pulsione a cui viene
impedito di farsi strada dalla porta, rientri dalla finestra ,nel Reale. Si
rende conto il nostro, di stare trascorrendo la vita sotto il giogo delle
ideologie…
There is
nothing so practical as a good theory (Kurt Lewin)
La forma
attuale della domanda è di cura :dell'a/Altro .E’ sempre l'a/Altro che non va .Anche
il nostro analista a tratti da’ questa impressione. Come se, trascinato dall’
essere in trincea, gli venisse a mancare la distanza per tenere saldi gli
strumenti teorici e culturali .Come se ci fosse uno sbilanciamento della sua
posizione verso il S/ o l'oggetto causa di desiderio o scarto, piuttosto che
verso il Sapere.
Colette
Soler da qualche parte scrive a proposito di certi analisti che non prendono la
parola e stanno come le carpe, che vivono mute sul fondo …gli pare,al
nostro,che da quella posizione di opaca saggezza, il Sapere può anche apparire un vano feticcio….Sa che non rimarrà traccia
di lui ,semplice portatore d'acqua ,nel bagaglio teorico della psicanalisi .Gli
è estraneo elaborare teorie :forse che l'essere donna c'entra in qualche modo ?La
vita di una donna è dura e per poter fare l’intellettuale,ancora oggi come ai
tempi di Virginia Woolf, è un'impresa ricavarsi una stanza tutta per sé. E poi
a dire il vero le pare un po' buffa a volte la corsa verso il fondare, il
rifondare ,l’istituire ,che i colleghi uomini intraprendono mano a mano che invecchiano,
preoccupati di voler lasciare tracce …Ammira peraltro i colleghi tra cui
alcuni le pare abbiano il coraggio della ricerca originale e gli strumenti
intellettuali per portarla avanti.. Ammira anche altri colleghi non
particolarmente originali nella loro elaborazione teorica, ma senza dubbio ora
è in grado di comprendere il valore di testimonianza che dà il loro avere
imparato e accettato di operare dall’interno di realtà Associative.. Come
ammira chi ha corso il rischio di correre in solitudine costituendo un nuovo
punto di riferimento in cui altri hanno
potuto riporre la loro fiducia ..Eppure non le sfugge che anche in questi uomini permane il baco
della critica; anche per loro l'a/Altro non va, come se ci fossero luoghi da
non poter condividere tra pari ,come se il proprio consistere trovasse come
sempre sostanza dallo sbaragliare la consistenza dell'altro. .La psicanalisi
stessa è trascinata in questo movimento inclusione/esclusione: dentro/ fuori
,migliore / peggiore ,morta /viva più che mai ,luogo della cura/ luogo del
sapere ,scienza /disciplina..(fine 1° parte).