Hans Holbein - Gli Ambasciatori

lunedì 22 maggio 2017

CONFINI E GLOBALIZZAZIONE, SECONDA PARTE



Confini e Globalizzazione ,Seconda Parte 
Emanuela Marangon
25 maggio 2017 Ventimiglia

Vi chiederete  perché Freud in questi nostri incontri che trattano temi così attuali. Come vedete stiamo tentando di avere come bussola il concetto di cittadinanza stiamo proponendo cioè l'identificazione degli individui e quindi lo stabilire di nessi emotivi tra di essi, sulla base del concetto di cittadinanza. Ci rifacciamo quindi ai valori illuministici universalistici, e all'ottimismo sulla ragione .Con Malik avremo l'opportunità anche di valutare l'importanza che ebbe successivamente all'Illuminismo ,nel romanticismo, il concetto opposto di cultura locale ,di popolo,e che è alla base dell'attuale Multiculturalismo .Quindi le culture dei popoli ,il soggetto costruito da una  cultura vista come una gabbia che lo plasma , lo specifica. Comprendiamo meglio  allora il significato del termine glocal che è entrato in uso nel nostro periodo storico ,che effettivamente alla fiducia nel concetto universale di cittadinanza ,di diritti umani, unisce l'importanza della cultura locale che ha come deriva il particolarismo, il sovranismo ,il concetto di comunità (che conduce all'idea di sangue e suolo ben nota e infausta) .Dunque perché Freud ?Molto brevemente dirò questo :Freud cento anni fa,arriva a porre un enorme punto interrogativo sul pensiero illuministico per il quale  egalitè fraternitè libertè sono valori ultimi,diciamo non più scomponibili. Esiste l'inconscio ,dice Freud che mina questi valori,che sbalza l’io dal posto di padronanza,di dominio in cui lo pone la ragione, e ciò  determina la sofferenza dell'individuo nella civiltà proprio perché l'inconscio porta contrasto, porta in primo luogo i processi primari, porta in primo luogo il narcisismo sfrenato di ciascuno ,e poiché la civiltà ,dice Freud pone limiti,non vuole la libertà del singolo e poiche’ il singolo non si lascerà mai vincolare a quella che oggi chiameremmo ingegneria sociale ,ma sempre cercherà la sua propria libertà di soddisfare le sue pulsioni inconsce,ecco che nasce il disagio, la fatica nella civilizzazione. (unbehagen,malaise,disconfort).
Dunque (in Perchè la guerra?,carteggio E/F) la civiltà e il legame sociale si tengono :sulla tensione etica di ciascuno ,uno per uno, nell’annodare e farlo insieme,l'energia pulsionale a soddisfazioni socialmente apprezzabili (identificazioni) ,oppure sulla pressione dello stato attraverso il diritto , la repressione e la guerra,  o infine sulla consapevolezza che gli uomini oggi hanno,che i mezzi tecnici e le conquiste scientifiche che hanno raggiunto possono portare alla distruzione il pianeta se non controllati. Pochi sono coloro che sono in grado di padroneggiare le pulsioni e diventare genuinamente pacifisti "apprescindere". Vediamo quindi in Freud una  dimensione diciamo tragica non è la dimensione ottimistica dell'Illuminismo ,(e infatti  viene annoverato nel 900 tra i Maestri del Sospetto con Marx e Nietzscke). Ma Freud non è nichilista. E’ uno scienziato. E dunque non bisogna cedere sul potere di Eros. Nel senso della vita. Freud non è ottimista sulla natura umana,ma fino ai suoi ultimi anni non cede sulla certezza che "tutto ciò che favorisce l'incivilimento lavora anche contro la guerra"1932.(11/303)

 Anche i nostri autori ,e questo mi ha sulle prime molto stupita,vedono come esito dei loro pensieri la stessa necessità. Aldilà dei diversi stili e delle diverse proposte concludono esortando ad affrontare le difficoltà che troviamo nella convivenza civile non tanto aspettando che arrivi il grande condottiero che ci porti le soluzioni ,quanto nell’ impegnarci individualmente ,uno per uno, nella nostra quotidiana pratica di incontro con l'altro,e farlo insieme,cioè in un progetto comune. Dobbiamo perciò concludere che al di là di ogni soluzione diciamo politica ,e’ poi un impegno etico che ciascuno di noi è chiamato ad assumere  ,perché si inveri la civiltà. O meglio:questa è precisamente la dimensione politica democratica. (M 93,Z.129, B77...)
Sentiamo ora il progetto della civilizzazione di duemila anni fa,dalle parole  di Massimo Cacciari cos’è la Democrazia e vediamola alle origini:in Grecia. . Per capire cos'è la democrazia per i greci ,ma anche per i romani (anche se i romani hanno un concetto di populus che è  diverso) ,bisogna rifarsi a un passo della Guerra del Peloponneso di Tucidide e precisamente all'Epitaffio  di Pericle per i Morti in Battaglia di Atene . Gli Ateniesi,riferisce Cacciari, hanno l'egemonia sui greci non solo per il valore e la potenza economica ma perché sono filosofi tutti e amano il bello e questa è la ragione dell'egemonia politica di Atene .Questo è il valore del demos. Cosa si intende dunque ?Tutto il demos deve amare di sapere ,dubitare, creare, possedere la ragione critica con la propria testa, e ciascuno funziona così ad Atene .Tutti vogliono “scoprire da se' “,e amano Fidia; cerchi di sapere e cerchi di produrre qualcosa di Kalon ,che è l'opera: l'opus, che è "in forma "funziona ,è utile (i nostri artigiani) .Democrazia in cui tutti operano in questo senso e producono, in vista di Utile e Bello ..Demos ha valore e diventa egemonia perché “sono filosofo e amo il bello”, e ciò mi dà potenza politica ;l'unità di teoria e prassi è in se' agire politico. E' quel regime in cui tutti ,insieme,tendono ad essere filosofi e amanti del bello .Si promuove l'intelligenza, e lo Stato è il regime che permette lo sviluppo delle scienze. Poiché Cacciari nella lezione magistrale da cui traggo queste note,  e'  il testimonial di una iniziativa che la Associazione Treccani Cultura promuoverà a partire dall'autunno dell'anno prossimo e cioè un Festival della Cultura Classica, lui ritiene di fornire anche le considerazioni che seguono e che vi riporto poiche’ mi paiono estremamente importanti su quale debba essere allora il rapporto con la tradizione:come dobbiamo oggi vivere la democrazia che riceviamo da tempi così lontani e che rapporto tra passato e presente?E come pensare allora il rapporto tra il presente e il futuro,nella nostra società che Malik,critico del Multiculturalismo  vuole "diversificata"?
Propongo almeno tre considerazioni:1 Cultura e Tradizione non sono sinonimi di Civiltà .2 Nella Civilta' occidentale abbiamo la nostra cultura e tradizione:è legittimo dire che alcuni principi devono valere per chiunque ci viva?(imperialismo culturale).3Dobbiamo elaborare la nostra tradizione senza evacuarla per timore di ferire le sensibilità degli altri, come Cacciari propone pensando a Machiavelli che legge Tito Livio :"Il figlio rigenera il padre  .Il padre diventa mio figlio ,me ne alimento, rigenero il padre ;non è un quieto fondamento :il padre ,ma ti questiona continuamente."

Vorrei ora precisare che mi rendo conto di aver fatto un lavoro tutto al maschile mentre sarebbe utilissimo esplorare anche il pensiero delle donne su questi temi (donne che troviamo in questo link  sugli eroi della cortina di ferro cioè su  persone che fanno resistenza nel mondo islamico ai regimi http://chiparla-blog.blogspot.it/2017/05/che-non-ci-debba-capitare-mai.html, ). Vorrei potervi esprimere per esempio il pensiero di Susanna Tamaro ,così come vorrei potervi citare la sociologa turca tedesca Necla Kelek ,e così via proprio perché il mondo delle intellettuali donne deve entrare nel dibattito.
Da donna mi trovo a pensare ad esempio all’aspetto ambivalente della cultura dei diritti in cui siamo immersi: non solo per i diritti si deve lottare,ma anche per i doveri. E poi se è bene affrontare la sensibilità dell’altro per fare scaturire il confronto : ma quando gli offesi siamo noi? Dove sono i luoghi collettivi per favorire il dibattito la conoscenza reciproca e lo scontro vivificante? E la gratitudine?Perchè non possiamo sentire attorno a noi questo sentimento da parte dei nuovi vicini? E l’amore verso i nostri luoghi che ci hanno lasciato i nostri padri?Ma  allora la visuale si amplia e dobbiamo chiederci: noi che uso facciamo dei nostri padri?Ecco che a questo punto davvero prende valore l’impegno comune per un progetto collettivo,una lotta comune di tutti,per i beni che ci sono stati lasciati impedendo al capitalismo di autoregolarsi all’infinito senza controllo. E ancora:perché la stessa energia che ci viene sollecitata dal Capro Espiatorio non la dirottiamo sui veri obiettivi che sono dice Zizek,di “Classe”?e se le differenze vanno salvaguardate,anzi utilizzate come motore,siamo sicuri che sia questo anche il disegno del mercato,il quale  oltre alll'abolizione delle frontiere non abbia piuttosto di mira anche l’integrazione che non sarebbe altro che il livellamento l’omologazione di pasoliniana memoria ai fini del consumo di prodotti fatti in serie ? 
Diceva un monaco tibetano interrogato su come ci dobbiamo comportare nel mondo :”Fate attenzione”.Ecco:Perché non facciamo attenzione?

Non smetteremo mai di essere stranieri,….ma proprio perché vicini l’uno all’altro ,destinati ad arricchirci reciprocamente (Bauman fiucia e paura nelle città 65)
Zizek, con Freud ci dice che il diverso lo straniero ce l'abbiamo in noi,in ciascuno di noi alberga lo straniero nel momento in cui siamo determinati da un sapere inconscio che non sappiamo di sapere.(96,97) È la pratica di questo vuoto di sapere,di questa impossibilità di rispecchiarci totalmente gli uni negli altri che deve fondare la società condivisa. Il vuoto (F: l'inconscio c'è e funziona) va bordato ,preservato.
Non diventeremo dunque uguali :"integrati". Mantenere vuoto il luogo delle differenze , e bordarlo con la costruzione comune di una civiltà basata sulla condivisione della ragione come valore universale.
Il perimetro di quel vuoto  darà la forma di quella società, così come il vaso prende forma intorno al vuoto. Senza vuoto non c'è il vaso. il vuoto va mantenuto in quanto è un motore per la vita,non un abisso per le paure.
Saperci fare con il sintomo sapendo che non è eliminabile.
Saperci fare con la differenza, che ci salva dal rispecchiarci mortifero nel simile ,come ci insegna il mito di Narciso.( Hamad 16)
Al di là del rispecchiamento duale proposto dalla mera "integrazione" ,mantenere il vuoto come elemento terzo.
Che è un altro modo per parlare del padre. Ma questa è in'altra storia

Credo infine fondamentale aprire  sull'unico tema che potrebbe salvarci davvero e chissà mai se saranno determinanti le donne o i bambini,perchè se dovessimo fare affidamento solo sugli uomini temo non si avvererà mai:il ridere,riderne! Sono stati sterminati di milioni di europei che in questa arte del vivere erano maestri,ora non li abbiamo più tra noi :mi riferisco alla cultura Kletzmer dell'Europa Orientale,e non dimentico che Freud, che ha scritto sul Witz ritiene il Comico il piu alto prodotto simbolico prodotto dalla civiltà umana per un utilizzo sociale.(Z 97)

C’è molto lavoro da fare ….

                                               BIBLIOGRAFIA


I ROMANZI DI HAMIN MAALOUF
LA LANGUE ET LA FRONTIERE NAZIR HAMAD
SLAVOJ ZIZEK LA NUOVA LOTTA DI CLASSE
LAICITA’ O BARBARIE MICRO MEGA 4/05
FRONTIERE MANLIO GRAZIANO
FIDUCIA E PAURA NELLA CITTA’ ZYGMUNT BAUMAN
IL MULTICULTURALISMO E I SUOI CRITICA KENAN MALIK
IL PERDENTE RADICALE H.M. HENZENSBERGER
SULL’OSPITALITA’ JACQUES DERRIDA
FREUD :DISAGIO DELLA CIVILTA’/ PERCHE’ LA GUERRA
IMMAGINARE IL FUTURO
PERCHÉ IL SUD È RIMASTO INDIETRO EMANUELE FELICE
DESTINO DELL’OCCIDENTE,MARSILIO ED. BILL EMMOTT
COME SONO DIVENTATO EUROPEO BERNARD GUETTA
NEL CASTELLO DI BARBABLU’ GEORGE STEINER


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