Hans Holbein - Gli Ambasciatori

lunedì 1 marzo 2021

Psicoterapia Online

 

Tra i cambiamenti a cui siamo stati assoggettati in questo periodo c’è anche il ricorso sempre più sostanzioso ai consulti psicoterapeutici online.

Chi scrive ha sempre sostenuto e tuttora lo ritiene valido, che come dice Lacan ,”l’analisi si fa con i piedi”.

Cioè il corpo è centrale nella esperienza psicoterapeutica: le parole sono incarnate. Ci vuole la carne ,la presenza ,il corpo a corpo paziente/terapeuta perchè si dia relazione.

Di qualunque tipo, anche quella che si vuole psicoterapeutica.

E’ il mistero dell’importanza che ha la parola nell’essere umano. Ma parola detta attraverso la voce.fisica,reale,carica della vita affettiva e pulsionale che sono aspetti centrali in questa esperienza.

Parola lasciata cadere,lasciata andare,nella dialettica “alienazione “a farsi rappresentare da un significante e “se-parazione” dallo stesso, nel processo di riabilitazione del “tu sei questo”.

Dunque una parola pronunciata e in presenza. Non scritta, non registata, non virtuale e disincarnata.

Che dire dunque del ricorso a Skype, Whatsapp, o al telefono nell’era Covid?

Scelte intraprese per obbligo e senza alcuna sostanziale  riflessione teorica  preventiva.

Fin da subito ,un anno fa, si rivelò un  conforto potersi almeno vedere e consentire  la continuità del dispiegarsi della parola.

Si era sullo stesso piano, paziente e terapeuta, dalla stessa parte, con le stesse paure di fronte allo scatenarsi del misterioso virus che rende il corpo dell’altro più che mai pericoloso e da evitare.

Pratiche normalmente facenti parte dell’armamentario ossessivo, venivano incoraggiate e insegnate a tutti e ciascuno: lavarsi spesso le mani, pulire le sedute, disinfettare gli oggetti, evitare l’altro in generale, vivere isolati, non uscire di casa….

Ma in quei colloqui online, la funzione dell’analista andava comunque sostenuta e messa in forma, in modo che potesse realizzarsi il dire del paziente, l’asimmetria doveva dunque essere mantenuta in esercizio…

C’era disponibilità reciproca a passare oltre i limiti imposti dal mezzo, per coglierne e valorizzarne le opportunità.

A poco a poco, con stupore, ci si rendeva conto che il desiderio del lavoro, restituiva una sorta di fisicità “sostitutiva” che piano piano si imparava a cogliere :l’abbigliamento e il trucco del viso che ,mantenuti come prima, davano l’idea della normalità ancora possibile.

L’espressione degli affetti e dei sentimenti si sforzava di realizzarsi davanti allo schermo .

Le pause, lo sguardo che si rivolgeva alla finestra, il sole che si faceva strada, o l’ombra che scendeva, davano l’idea di una sorta di intimità condivisa possibile.

Lo sguardo cercava quello dell’altro come per sincerarsi che ci fosse, che ascoltasse, laddove nel setting in presenza è piuttosto l’orecchio che ha la parte principale.

Anche distogliere lo sguardo dall’altro nella ricerca dei bottoni su cui clikkare la chiusura del colloquio, sanciva un arrivederci e non un abbandono.

I rumori dell’ambiente erano uditi da una parte all’altra dello schermo e arricchivano da parte loro i dati di quella realtà speciale.

Le risonanze controtransferali erano percepite anche attraverso minimi segnali del volto e della postura.

Animali da compagnia, genitori, fratelli, mariti o compagni erano anche parte del setting, come elementi sporadici di apparente disturbo. In realtà indicavano che il terzo era lì, risvegliando i due protagonisti dal loro stato di reverie. Ci vuole il tre per fare il due….

Un mondo ricco di elementi di riflessione si è aperto, va studiato, praticato forse, tenuto sotto esame sicuramente, per coglierne gli aspetti di valore e quelli negativi.

E’ certo che da sempre nella storia umana, l’avanzamento della tecnica ha comportato un arretramento nella necessità  della mediazione corporea.

Meno corpo avrà sempre il carattere di rinuncia per l’essere che parla.

C’è molto da studiare, e da sperimentare, con rispetto del soggetto. Ci sarà questo rispetto sempre consentito?? La psicanalisi lo ha come trama fondante. Auguriamo alla psicanalisi di essere portata avanti da psicanalisti capaci di non cedere su questo punto. Auguriamoglielo

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