Confini e Globalizzazione ,Seconda
Parte
Emanuela Marangon
25 maggio
2017 Ventimiglia
Vi
chiederete perché Freud in questi nostri
incontri che trattano temi così attuali. Come vedete stiamo tentando di avere
come bussola il concetto di cittadinanza stiamo proponendo cioè
l'identificazione degli individui e quindi lo stabilire di nessi emotivi tra di
essi, sulla base del concetto di cittadinanza. Ci rifacciamo quindi ai valori
illuministici universalistici, e all'ottimismo sulla ragione .Con Malik avremo
l'opportunità anche di valutare l'importanza che ebbe successivamente
all'Illuminismo ,nel romanticismo, il concetto opposto di cultura locale ,di
popolo,e che è alla base dell'attuale Multiculturalismo .Quindi le culture dei popoli ,il soggetto costruito da una cultura vista come una gabbia che lo plasma , lo specifica. Comprendiamo meglio allora il significato del termine glocal che è
entrato in uso nel nostro periodo storico ,che effettivamente alla fiducia nel
concetto universale di cittadinanza ,di diritti umani, unisce l'importanza
della cultura locale che ha come deriva il particolarismo, il sovranismo ,il
concetto di comunità (che conduce all'idea di sangue e suolo ben nota e infausta)
.Dunque perché Freud ?Molto brevemente dirò questo :Freud cento anni fa,arriva a porre un
enorme punto interrogativo sul pensiero illuministico per il quale egalitè fraternitè libertè sono valori
ultimi,diciamo non più scomponibili. Esiste l'inconscio ,dice Freud che mina
questi valori,che sbalza l’io dal posto di padronanza,di dominio in cui lo pone
la ragione, e ciò determina la
sofferenza dell'individuo nella civiltà proprio perché l'inconscio porta
contrasto, porta in primo luogo i processi primari, porta in primo luogo il
narcisismo sfrenato di ciascuno ,e poiché la civiltà ,dice Freud pone limiti,non
vuole la libertà del singolo e poiche’ il singolo non si lascerà mai vincolare a
quella che oggi chiameremmo ingegneria sociale ,ma sempre cercherà la sua
propria libertà di soddisfare le sue pulsioni inconsce,ecco che nasce il
disagio, la fatica nella civilizzazione. (unbehagen,malaise,disconfort).
Dunque (in Perchè la guerra?,carteggio E/F) la
civiltà e il legame sociale si tengono :sulla tensione etica di ciascuno ,uno
per uno, nell’annodare e farlo insieme,l'energia pulsionale a soddisfazioni socialmente
apprezzabili (identificazioni) ,oppure sulla pressione dello stato attraverso il diritto , la
repressione e la guerra, o infine sulla
consapevolezza che gli uomini oggi hanno,che i mezzi tecnici e le conquiste
scientifiche che hanno raggiunto possono portare alla distruzione il pianeta se
non controllati. Pochi sono coloro che sono in grado di padroneggiare le
pulsioni e diventare genuinamente pacifisti "apprescindere". Vediamo quindi in Freud una dimensione diciamo tragica non è la dimensione
ottimistica dell'Illuminismo ,(e infatti viene annoverato nel 900 tra i Maestri del
Sospetto con Marx e Nietzscke). Ma Freud non è nichilista. E’ uno scienziato. E
dunque non bisogna cedere sul potere di Eros. Nel senso della vita. Freud non è
ottimista sulla natura umana,ma fino ai suoi ultimi anni non cede sulla
certezza che "tutto ciò che favorisce l'incivilimento lavora anche contro
la guerra"1932.(11/303)
Anche i
nostri autori ,e questo mi ha sulle prime molto stupita,vedono come esito dei
loro pensieri la stessa necessità. Aldilà dei diversi stili e delle diverse
proposte concludono esortando ad affrontare le difficoltà che troviamo nella
convivenza civile non tanto aspettando che arrivi il grande condottiero che ci
porti le soluzioni ,quanto nell’ impegnarci individualmente ,uno per uno, nella
nostra quotidiana pratica di incontro con l'altro,e farlo insieme,cioè in un progetto comune. Dobbiamo perciò concludere che al di là di ogni
soluzione diciamo politica ,e’ poi un impegno etico che ciascuno di noi è
chiamato ad assumere ,perché si inveri la
civiltà. O meglio:questa è precisamente la dimensione politica democratica. (M
93,Z.129, B77...)
Sentiamo
ora il progetto della civilizzazione di duemila anni fa,dalle parole di Massimo Cacciari cos’è
la Democrazia e vediamola alle origini:in Grecia. . Per capire cos'è la
democrazia per i greci ,ma anche per i romani (anche se i romani hanno un
concetto di populus che è diverso) ,bisogna
rifarsi a un passo della Guerra del Peloponneso di Tucidide e precisamente
all'Epitaffio di Pericle per i Morti in
Battaglia di Atene . Gli Ateniesi,riferisce Cacciari, hanno l'egemonia sui
greci non solo per il valore e la potenza economica ma perché sono filosofi tutti e amano il bello
e questa è la ragione dell'egemonia politica di Atene .Questo è il valore del
demos. Cosa si intende dunque ?Tutto il demos deve amare di sapere ,dubitare,
creare, possedere la ragione critica con la propria testa, e ciascuno
funziona così ad Atene .Tutti vogliono “scoprire da se' “,e amano Fidia; cerchi
di sapere e cerchi di produrre qualcosa di Kalon ,che è l'opera: l'opus, che è
"in forma "funziona ,è utile (i nostri artigiani) .Democrazia in cui tutti operano in questo senso e
producono, in vista di Utile e Bello ..Demos ha valore e diventa egemonia
perché “sono filosofo e amo il bello”, e ciò mi dà potenza politica ;l'unità di
teoria e prassi è in se' agire politico. E' quel regime in cui tutti ,insieme,tendono ad
essere filosofi e amanti del bello .Si promuove l'intelligenza, e lo Stato è il
regime che permette lo sviluppo delle scienze. Poiché Cacciari nella lezione
magistrale da cui traggo queste note,
e' il testimonial di una
iniziativa che la Associazione Treccani Cultura promuoverà a partire
dall'autunno dell'anno prossimo e cioè un Festival della Cultura Classica, lui
ritiene di fornire anche le considerazioni che seguono e che vi riporto poiche’
mi paiono estremamente importanti su quale debba essere allora il rapporto con la tradizione:come
dobbiamo oggi vivere la democrazia che riceviamo da tempi così lontani e che
rapporto tra passato e presente?E come pensare allora il rapporto tra il
presente e il futuro,nella nostra società che Malik,critico del Multiculturalismo vuole "diversificata"?
Propongo almeno tre considerazioni:1 Cultura e Tradizione non sono sinonimi di Civiltà .2 Nella Civilta' occidentale abbiamo la nostra cultura e tradizione:è legittimo dire che alcuni principi devono valere per chiunque ci viva?(imperialismo culturale).3Dobbiamo elaborare la nostra tradizione senza evacuarla per timore di ferire le sensibilità degli altri, come Cacciari propone pensando a Machiavelli che legge Tito Livio :"Il figlio rigenera il padre .Il padre diventa mio figlio ,me ne alimento, rigenero il padre ;non è un quieto fondamento :il padre ,ma ti questiona continuamente."
Propongo almeno tre considerazioni:1 Cultura e Tradizione non sono sinonimi di Civiltà .2 Nella Civilta' occidentale abbiamo la nostra cultura e tradizione:è legittimo dire che alcuni principi devono valere per chiunque ci viva?(imperialismo culturale).3Dobbiamo elaborare la nostra tradizione senza evacuarla per timore di ferire le sensibilità degli altri, come Cacciari propone pensando a Machiavelli che legge Tito Livio :"Il figlio rigenera il padre .Il padre diventa mio figlio ,me ne alimento, rigenero il padre ;non è un quieto fondamento :il padre ,ma ti questiona continuamente."
Vorrei ora precisare che mi rendo conto di aver fatto un lavoro tutto al maschile mentre sarebbe utilissimo esplorare anche il pensiero delle donne su questi temi (donne che troviamo in questo link sugli eroi della cortina di ferro cioè su persone che fanno resistenza nel mondo islamico ai regimi http://chiparla-blog.blogspot.it/2017/05/che-non-ci-debba-capitare-mai.html, ). Vorrei potervi esprimere per esempio il pensiero di Susanna Tamaro ,così come vorrei potervi citare la sociologa turca tedesca Necla Kelek ,e così via proprio perché il mondo delle intellettuali donne deve entrare nel dibattito.
Da donna mi trovo a pensare
ad esempio all’aspetto ambivalente della cultura dei diritti in cui siamo
immersi: non solo per i diritti si deve lottare,ma anche per i doveri. E poi se
è bene affrontare la sensibilità dell’altro per fare scaturire il confronto :
ma quando gli offesi siamo noi? Dove sono i luoghi collettivi per favorire il
dibattito la conoscenza reciproca e lo scontro vivificante? E la
gratitudine?Perchè non possiamo sentire attorno a noi questo sentimento da
parte dei nuovi vicini? E l’amore verso i nostri luoghi che ci hanno lasciato i
nostri padri?Ma allora la visuale si
amplia e dobbiamo chiederci: noi che uso facciamo dei nostri padri?Ecco che a
questo punto davvero prende valore l’impegno comune per un progetto collettivo,una
lotta comune di tutti,per i beni che ci sono stati lasciati impedendo al
capitalismo di autoregolarsi all’infinito senza controllo. E ancora:perché la stessa
energia che ci viene sollecitata dal Capro Espiatorio non la dirottiamo sui
veri obiettivi che sono dice Zizek,di “Classe”?e se le differenze vanno
salvaguardate,anzi utilizzate come motore,siamo sicuri che sia questo anche il disegno
del mercato,il quale oltre alll'abolizione delle frontiere non abbia piuttosto
di mira anche l’integrazione che non sarebbe altro che il livellamento l’omologazione
di pasoliniana memoria ai fini del consumo di prodotti fatti in serie ?
Diceva un monaco tibetano
interrogato su come ci dobbiamo comportare nel mondo :”Fate
attenzione”.Ecco:Perché non facciamo attenzione?
Non smetteremo mai di essere
stranieri,….ma
proprio perché vicini l’uno all’altro ,destinati ad arricchirci reciprocamente
(Bauman fiucia e paura nelle città 65)
Zizek, con
Freud ci dice che il diverso lo straniero ce l'abbiamo in noi,in ciascuno di
noi alberga lo straniero nel momento in cui siamo determinati da un sapere
inconscio che non sappiamo di sapere.(96,97) È la pratica di questo vuoto di
sapere,di questa impossibilità di rispecchiarci totalmente gli uni negli altri
che deve fondare la società condivisa. Il vuoto (F: l'inconscio c'è e funziona)
va bordato ,preservato.
Non
diventeremo dunque uguali :"integrati". Mantenere vuoto il luogo delle
differenze , e bordarlo con la costruzione comune di una civiltà basata sulla
condivisione della ragione come valore universale.
Il perimetro
di quel vuoto darà la forma di quella
società, così come il vaso prende forma intorno al vuoto. Senza vuoto non c'è
il vaso. il vuoto va mantenuto in quanto è un motore per la vita,non un abisso
per le paure.
Saperci fare
con il sintomo sapendo che non è eliminabile.
Saperci fare
con la differenza, che ci salva dal rispecchiarci mortifero nel simile ,come ci
insegna il mito di Narciso.( Hamad 16)
Al di là del
rispecchiamento duale proposto dalla mera "integrazione" ,mantenere
il vuoto come elemento terzo.
Che è un
altro modo per parlare del padre. Ma questa è in'altra storia
Credo infine fondamentale aprire sull'unico tema che potrebbe salvarci davvero e chissà mai se saranno determinanti le donne o i bambini,perchè se dovessimo fare affidamento solo sugli uomini temo non si avvererà mai:il ridere,riderne! Sono stati sterminati di milioni di europei che in questa arte del vivere erano maestri,ora non li abbiamo più tra noi :mi riferisco alla cultura Kletzmer dell'Europa Orientale,e non dimentico che Freud, che ha scritto sul Witz ritiene il Comico il piu alto prodotto simbolico prodotto dalla civiltà umana per un utilizzo sociale.(Z 97)
C’è molto lavoro da fare ….
BIBLIOGRAFIA
I ROMANZI DI
HAMIN MAALOUF
LA LANGUE ET
LA FRONTIERE NAZIR HAMAD
SLAVOJ ZIZEK
LA NUOVA LOTTA DI CLASSE
LAICITA’ O
BARBARIE MICRO MEGA 4/05
FRONTIERE
MANLIO GRAZIANO
FIDUCIA E
PAURA NELLA CITTA’ ZYGMUNT BAUMAN
IL MULTICULTURALISMO
E I SUOI CRITICA KENAN MALIK
IL PERDENTE
RADICALE H.M. HENZENSBERGER
SULL’OSPITALITA’
JACQUES DERRIDA
FREUD
:DISAGIO DELLA CIVILTA’/ PERCHE’ LA GUERRA
IMMAGINARE
IL FUTURO
PERCHÉ IL
SUD È RIMASTO INDIETRO EMANUELE FELICE
DESTINO
DELL’OCCIDENTE,MARSILIO ED. BILL EMMOTT
COME SONO
DIVENTATO EUROPEO BERNARD GUETTA
NEL CASTELLO
DI BARBABLU’ GEORGE STEINER
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