Hans Holbein - Gli Ambasciatori

martedì 8 novembre 2016

L'Oggetto Transizionale



Di ritorno da una giornata un po’ inquietante di Convegno sui Big Data,come vi avevo preannunciato, riporto velocemente,come work in progress, alcune informazioni sul tema “oggetto e schema corporeo”. In queste poche righe mi soffermerò sull'oggetto e farò riferimento alle Esplorazioni Psicoanalitiche di Winnicott :una raccolta di brevi esposizioni tenute tra gli anni 40 e 70.  In un momento successivo cercherò di dire qualcosa sul contesto in cui ho trovato il riferimento allo schema corporeo (Paula Heimann e Roger Money Kyrle)
E’ vero non ha forse molto senso porre in relazione due concetti  nati da elaborazioni teoriche diverse (oggetto transizionale e schema corporeo). In ciò che Winnicott elabora e descrive si ritrova comunque in filigrana ciò che in altri autori risponde ai concetti di immagine corporea schema corporeo stadio dello specchio “gioco del rocchetto” oggetto piccolo a ….

L'oggetto transizionale viene a costituirsi  per il bambino tra i sei mesi e un anno. Da questo periodo in poi, per un tempo variabile,lo accompagna nel mondo ,che è ancora soggettivo,e in cui non esiste né il bambino né l ‘oggetto, e lo sostiene nella esperienza che lo porta verso la percezione oggettiva della realtà. "Pensando al bambino sulla strada dell'oggettività la natura gli permette di mantenere una posizione intermedia, come si vede chiaramente nei casi in cui il bambino utilizza un oggetto transazionale . Un oggetto di questo tipo rappresenta nello stesso momento il bambino e la madre e entrambe le cose e nessuna delle due .In questo modo la vita è una piramide rovesciata e il quesito su che cosa si poggi la piramide rovesciata è un paradosso .Il paradosso richiede di essere accettato come tale e non di essere risolto .E' una follia consentita che esiste nella struttura della sanità"...
Questo oggetto partecipa della natura del simbolo .In questo periodo si sta formando il Se' del bambino che è altro dall'io e "...Si trova naturalmente collocato nel corpo ma in certe circostanze può dissociarsi dal corpo o il corpo da esso. Il Se' riconosce se stesso negli occhi e nelle espressioni del viso della madre e nello specchio che può arrivare a rappresentare il viso della madre. Alla fine si arriva a una relazione significativa tra il bambino e la somma delle identificazioni che ,dopo una sufficiente incorporazione e introiezione di rappresentazioni  mentali si organizzano nella forma di una realtà psichica interna vivente."...
L'ambiente è fondamentale per l'insediamento della psiche nel corpo poiché le tendenze ereditarie non sono per questo sufficienti . Ora Winnicott ci introduce alla questione dell'uso di un oggetto, o dell’ entrare in rapporto con l'oggetto .Nell’ entrare in rapporto con l'oggetto, il soggetto consente che certe modificazioni abbiano luogo nel suo Se’. L'oggetto ha assunto un significato; meccanismi proiettivi e identificazioni hanno agito …”Quando parlo dell'uso di un oggetto tuttavia aggiungo nuove caratteristiche che implicano la natura e il comportamento dell'oggetto. Mettersi in rapporto è un esercizio più facile di quanto non sia discutere la questione dell'uso .Bisogna prendere in considerazione la natura dell'oggetto come una cosa in sé .Quindi entrare in rapporto può essere descritto nei termini del soggetto individuale ,e l'uso non può essere descritto se non in termini di accettazione dell'esistenza indipendente dell'oggetto. Questo cambiamento però non viene fuori automaticamente ma soltanto col processo maturativo. “
In altri termini l’entrare in relazione si verifica attraverso processi di identificazione e proiezione che non necessitano dell’esistenza autonoma dell’oggetto,mentre l’uso presuppone il tener conto dell’oggetto in sé.
E questa caratteristica può permanere nell’età adulta.
E' di estremo interesse non dimenticare l'influenza kleiniana per cui in W. l’accesso all'oggetto in quanto tale può verificarsi grazie all'esercizio della distruttività e dell'aggressività, su un fondo ambientale  di fiducia(e qui penso al bel lavoro di Jullien sull’intimità) dato dal comportamento adattivo dell'altro materno. Cioè il bambino deve poter ritrovare l'oggetto dopo averlo usato malmenato aggredito.Deve poter riscontrare la sua permanenza nonostante tutto. Da qui nasce la sua salute psichica e la sua accoglienza dell'oggetto in quanto tale.
Non aver potuto esercitare questa aggressività questa distruttività sull'oggetto porta alla formazione del Falso Se’.

Nessun commento:

Posta un commento

In alternativa al commento è possiblie inviare una mail a emanuela_marangon@hotmail.com