Hans Holbein - Gli Ambasciatori

domenica 7 agosto 2011

Diventare Madre,diventare Padre

Un altro brano,dopo quello sulla sessualità già pubblicato su questo blog.Sono entrambi tratti dal libro che ho pubblicato per Unicopli nel marzo di quest'anno.
Dal paragrafo: "È il bambino che fa la famiglia, la linea generazionale: a ciascuno il suo
posto e un posto per ciascuno? La triade"

La donna sperimenta il suo essere e diventare mamma dagli aspetti più
solari fino a quelli reconditi, non noti con chiarezza nemmeno a lei stessa
quali così grande parte hanno i suoi vissuti infantili con la figura che ha incarnato
l’altro materno. Il suo rapporto con la corporeità, con il suo corpo e la sessualità
sono destinati a vivere dimensioni nuove che vanno dal contenere in sé
fino all’aspetto del nutrimento.
L’uomo matura la consapevolezza della sua responsabilità per la sicurezza
della donna e del piccolo, scopre quanto sia importante che lui ci sia e vive la
emozione di accogliere un figlio a cui porre il suo nome.
L’importanza del padre nella nominazione ha radici profonde nella cultura.
Ritroviamo questo atto del padre nella Bibbia in un potente scritto
dell’Evangelista Luca.
Il profeta Zaccaria sposato a Elisabetta non poteva avere figli in quanto entrambe
erano ormai vecchi. Di fronte all’angelo Gabriele che gli predice che Dio
ha deciso che avranno un figlio e lo chiameranno Giovanni, Zaccaria stenta a
credere all’annuncio e chiede un segno che provi che effettivamente tutto ciò
proviene da Dio. Ecco allora che l’angelo gli predice come a causa della sua incredulità
rimarrà muto fino alla nascita del figlio. Elisabetta rimane incinta e
quando il bambino nasce tutti desiderano porgli il nome del padre. Ma Elisabetta
interviene dicendo: si chiamerà Giovanni. Allora si rivolgono a Zaccaria
portandogli una tavoletta di cera perché lui scriva il nome che vuole dare al
bambino. Ed ecco che nel momento in cui scrive: “Il suo nome è Giovanni”, ritrova
la parola. Egli parlava recitando il nome del figlio e benedicendo Dio.
Tutta la gravidanza è seguita in silenzio dal padre e la sua voce emerge
nell’atto di nominare il figlio dandogli un nome che sia suo proprio e non la ripetizione
di quello del padre.
Perciò, all’aspetto immaginario (l’idea di un figlio) a quello reale (l’indicibile del corpo,nella gravidanza e nella nascita),si aggiunge la funzione del padre che ricopre l’aspetto simbolico della nominazione,
del posto cioè che viene dato al piccolo nel linguaggio e nel lignaggio fra
coloro che nella sua famiglia sono venuti al mondo prima di lui. “Il padre colloca
il neonato nella parola ad un livello generazionale, egli dice: “Tu sei il mio

figlio” o “Io sono tuo padre”. Il bambino trova in tal modo un posto ben preciso
a cui fare riferimento attraverso la nominazione dell’altro. Ritroviamo il nostro
posto attraverso l’altro... è così che noi ci strutturiamo nella vita in quanto figli,
figlie, bambini, padre, madre, fratello, sorella... la nominazione assegna al soggetto
i suoi limiti simbolici. Nominare qualcuno è proteggerlo sotto un nome,
un significante che lo rappresenta... diventerà un essere parlante e si riconoscerà
sotto l’unità del suo nome...”
E, aggiungiamo noi, dopo la morte è quel nome che rimane di noi a simbolizzare il nostro passaggio.
Il bambino dovrà sentire questo, da subito, nelle parole e nei gesti di chi lo accoglie nel mondo.
Ma dovrà sentirlo anche dopo e questo farà di lui un soggetto.
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Quando la madre, e ciò le deriva da come ha vissuto la sua infanzia e dal
modo in cui vive la sua sessualità e il suo essere in coppia, acconsente a non fare
tutt’uno col bimbo e accoglie e accetta nel suo uomo colui che suscita, mantiene,
regola il suo desiderio e che esercitando la sua funzione introduce la terzietà,
allora ci sarà uno sviluppo sano della linea generazionale. Quella coppia
potrà fare famiglia, il bimbo troverà un posto che sarà il suo, non al centro e
non alla pari con la coppia genitoriale, e i nonni anche potranno dare senso a
questa parola che da ora li designa, portando nella nuova famiglia i vantaggi
che la loro posizione relativamente distaccata può venire ad offrire ai due genitori.