Hans Holbein - Gli Ambasciatori

domenica 12 febbraio 2012

L'Atto Creativo

Inserisco questo testo,del quale mi interessa soprattutto segnalare il percorso di  attenzione ai tempi dell'inconscio, da parte dell'autrice...è il ritmo dell'atto creativo....la stasi corrisponde in realtà ad un lavoro che si sta producendo,in un'altra scena direbbe Freud...
Insieme alla caratteristica dell'accoglienza,che è del femminile,Fachinelli descrive quelle maschili:"...il maschile si delinea allora come un paziente,faticoso, a volte quasi cieco operare che precede e segue l'atto crativo.Scegliere,disporre materiali,ispezionare,scrutare,scavare.Seminare.E più tardi,raccogliere ,sviluppare,trasformare....Alternanza ritmica del maschile e del femminile...".

Lou Salomè donna nella psicanalisi

Il mio lavoro su Lou Salomè procede a rilento, fatico a trovare punti di identificazione intorno a i quali possa applicarsi il mio immaginario.
Anzi, era talmente troppo di tutto che mi sta perfino un po' antipatica. Ad un certo punto ho pensato  di poterla " sentire " quando l’ho immaginata ferita per il trattamento che Freud riserva a Tausk nella lettera in cui ne annuncia a Lou la morte, e ho pensato di poter trovare lì un punto di contatto con quella donna, in quella particolare relazione appunto, con il maestro, punto cruciale intorno cui già mi ero soffermata sia con Ferenczi che con Sabina Spielrein. Avevo tra l'altro osservato che lei impiega un anno quasi prima di rispondere a Freud dopo lo scambio epistolare che ambedue ebbero a seguito della morte di Tausk.
Può anche darsi che sia stato casuale ,in ogni modo lo stesso Freud riaccoglie sue notizie con sorpresa…[1][3]Si tratta di un punto  indubbiamente di grossa rilevanza, e non scopro nulla di nuovo che non sia già stato detto e scritto sul modo in cui Freud ebbe a porsi in relazione a questi suoi discepoli. 
Ma sento che resisto a organizzare il mio godimento intorno a questo punto: rancore, astio, rivendicatività, il sacrificio, il grande uomo, l'uomo grande (è certo comunque che Lou Salomè incontra Freud in un periodo della vita che egli stesso definisce caratterizzato dal “rafforzarsi del narcisismo “tipico della tarda età…E sempre  in relazione alla morte di Tausk, Roazen riporta il passo della lettera che Federn scrive alla moglie vedova in cui lamenta il fatto che “invecchiando stia diventando sempre più duro…”) … e perciò il mio lavoro su Lou Salomè segna il passo. Non riesco ad amarla. Sicuramente non come mi trovai ad amare Sabina,subito e  profondamente… tutto mi separa da lei : le sue origini così illustri , la sua ricchezza la bellezza, lo charme che esercitava sui grandi uomini, l'intelligenza ,e forse più di tutto  il fatto che non mi sono mai sentita né molto ottimista né tantomeno “competente in felicità”[2][4]

Poi, un giorno, mi trovai a leggere in preparazione di una giornata tenutasi a Torino nel dicembre scorso dalla Società Italiana delle Letterate[3][5], il lavoro di Virginia Woolf , scritto nel 1938:  “Le tre ghinee” in cui la Woolf delinea la posizione femminile nel suo paese stabilendo dei nessi con il problema della guerra che sarebbe scoppiata di lì a poco.

Partecipai a quella giornata di studio.

 E lì successe qualcosa. Si stabilirono dentro di me dei legami tra idee che stavano sparse, ciascuna per suo conto, e che riguardavano me: la mia posizione come e tra" le donne che si guadagnano da vivere leggendo e  scrivendo "[4][6], come” figlia di donna incolta [5][7]che partecipa al corteo degli uomini colti”, ancora a chiedermi " perché la guerra? " e sebbene non direttamente toccata, sicuramente  albergo nel mio corpo l'angoscia che mi impedisce di immaginare un futuro come avevo in un certo periodo della mia vita sognato e mi costringe al contrario quotidianamente a fare i conti con sentimenti , opinioni, giudizi che non posso dire non mi appartengano, e che fanno paura.

Questi nessi si integrarono nel  sentimento più generale di chi sono io in questo periodo della mia vita, nutrendo il sentimento della mia identità, facendomi sentire forte, bene, sana, leggera….

Il giorno dopo ecco l'intuizione che aspettavo,ecco il punto di contatto:” ... quando giunge a Freud, Lou è … una donna di cinquant’ anni che ha conosciuto altri desideri, oltre quello della conoscenza. È stata " madre " e " sorella "; è " una donna grande e capace, come una notte d'estate, di comprendere tutto ", che " abita nella sua piena maturità e calma . Freud l'aiuterà a...  insediarsi in quella posizione...  che certamente è la sua, quando vi giunge. Perché lì diventerà ciò che è" . [6][8]

Con questo stato d'animo potei infine leggere il volume sulla corrispondenza tra Lou Salomè e Freud.


Allora credo che il senso di questo mio intervento ,sicuramente per me, non risieda tanto nel contributo teorico clinico o culturale:cosa non è già stato detto,oggi e altrove? su questo personaggio…quanto piuttosto sulla testimonianza che vi porto  del mio lavoro per arrivare a Lou Salomè donna nella psicanalisi, del modo in cui io mi sono lasciata lavorare da questo soggetto ;poiché in psicoanalisi si crea ,come in arte, a partire dal punto fecondo in cui il lavoro incontra il soggetto inconscio e lo convoca, e il tempo assume la funzione tutta speciale di tempo logico.

Sul piano dell'esame di realtà sappiamo che è necessario premettere che:Le persone con cui Freud corrispondeva hanno conservato per anni tutte le sue lettere, un'ipotesi su cui Freud amava scherzare, considerandola un'ottima idea, durante gli anni della sua adolescenza, e nel caso di Lou, troviamo una persona che ha conservato anche una copia delle lettere da lei inviate a Freud”. [7][9]Infatti, lui sapeva che le sue lettere venivano conservate,e lei addirittura scriveva più brutte copie per ogni lettera che gli inviava. [8][10]

Sapendo dunque di essere già stata fin da quel tempo prevista in quanto testimone della costruzione del " mito di una donna "[9][11] il mio occhio e il mio giudizio docilmente si applicarono alla lettura.

In queste lettere come scatole cinesi trovo le questioni che sappiamo: la discepola nel suo rapporto al maestro: conservatrice e fedele per quanto riguarda la disciplina psicanalitica, confortata dal continuo fluire dei pensieri tra stessa e il maestro così lontano; ma  trovo anche preziose indicazioni riguardo alla vita nel corpo che invecchia, ( riflessioni che peraltro facciamo nostre ancora oggi sulla relazione che il soggetto intrattiene tra l’io e il suo suo supporto corporeo per esempio sul trovarsi ad integrare nell'io le protesi di cui si abbiglia l'invecchiamento: certo la famosa protesi ossea di Freud, ma anche occhiali dentiera parrucca...). Ancora indicazioni sulla fatica della lontananza e di un rapporto che si sostiene solo sulle lettere(che dire di fronte alle nostre email…); all'affinarsi della sensibilità a dispetto dei disagi materiali e della salute che a poco a poco si deteriora; al rapporto con il denaro...

Lou muore nel 36. Freud nel 38 è a Londra per morirvi in libertà, come dice; a Londra nel 39 Virginia Woolf e suo marito, che dal 1924 ne pubblicano in inglese le opere, sono in visita a Freud… nell'inverno 37/38 Virginia Woolf ha scritto " Le tre ghinee”. La sua analisi sulla condizione femminile non lascia dubbi: la donna ( e si riferisce alla donna della sua classe ,alla figlia degli uomini colti) è povera, priva di cultura, non ha accesso al lavoro: insomma nella libera Inghilterra alla vigilia della seconda guerra mondiale la donna è imprigionata dentro le regole della società patriarcale fascista e violenta.

Ma ,le norme della società patriarcale , nello stesso tempo in cui avviliscono la donna ne imprigionano anche i fratelli, i " i figli degli uomini colti ". La donna ha perciò il compito di porsi passivamente in una posizione altra rispetto a quella dei fratelli elaborando una pratica attiva della diversità e della indifferenza.

Ecco allora per me la figura di Lou, nello stesso tempo prendere risalto: sulla questione della libertà, ora posso comprendere quanto eccezionale sia stata la sua vita; e caricarsi di sfaccettature:  lei è stata dentro la società patriarcale prestandosi in modo straordinario a fare da specchio [10][12]ai grandi uomini, uno specchio che non si incrinava...

E’ questo un atto d'amore della donna verso gli uomini che non cessa di interrogarci noi donne, nella psicanalisi e non solo.


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