Hans Holbein - Gli Ambasciatori

lunedì 27 agosto 2012

...RITORNI....

Metto in circolo questi pensieri anche in adesione alla collaborazione auspicata da Sciacchitano nell'ipotesi della Metaanalisi.

Dopo 30 anni ritorno sul confine orientale, a ri-contattare Weiss,Svevo,Saba e Michelstaedter,in Trieste e Gorizia.
Ma una sorta di inquietudine rispetto a questa operazione mi interroga nel post.
E penso.
"Le loro idee,il loro modo di interpretare la vita,il singolo e le sue realzioni alla vita e agli altri.cosa ne rimane?Degli scritti,dei segni.
E tutti coloro che non scrivono? Cosa resta di loro?
E che senso ha averli io cercati?Cosa me ne viene a me?
E tutte le persone che hanno fornito materiale alla loro mente?Che ne è di loro?
In che modo mi rappresentano:loro,la loro terra,la loro situazione sociale,politica,storica,l'essere ebrei?
Vanno storicizzati.
Ok.
E storicizzare Freud,cosa significa?
E fare circolare il nome di   Michelstaedter,cosa porta?
Dare vita alla storia?!?
Ma più che alla storia,come costruire il futuro?
Stando in modo altisonante nel presente,come hanno fatto loro?
Ci vogliono idee che non si facciano masticare ma ti mastichino loro (cito Bonito Oliva che così si spiega la immortalità della Gioconda); le opere d'arte sono tali per via del loro rapporto col futuro. E le idee?

Stamani Intuizione Prec al risveglio,fulminante: Bisogna stare nel Presente!
Ne è convinto Michelstaedter quando dice che" Il mondo non è cosa da dirsi,ma da viversi", lo indicano le pratiche orientali che con arte secolare riportano la mente al Presente.

Prosegue il pensiero : il ricorso al libro  è parlare con i morti.

Allora ecco che la Clinica si stacca dallo sfondo su cui era finita,confinata e prende rilievo: stare nel presente è stare nella Clinica.
E' ancora del rapporto fra Teoria e Pratica che si tratta.
E alla fin fine della propria analisi,non teminabile

2 commenti:

  1. Cara Emanuela.
    le tue riflessioni mi lasciano freddo; non mi fanno pensare. Mi succede quando mi trovo di fronte al significante "vita" troppo insistentemente ripetuto. Il mio motto è l'aforisma 121 della Gaia Scienza: Das Leben kein Argument – La vita non è un argomento. O, come dimostra Michelstaedter, è un argomento da suicidi.

    Antonello Sciacchitano
    via Passo di Fargorida, 6
    20148 - Milano
    tel. 02.5691223
    email: antonello.sciacchi@libero.it
    sito: www.sciacchitano.it
    blog: www.analisilaica.it

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    1. Antonello hai svelato un aspetto del mio “diario” con il tuo stile che apprezzo per il salto di qualità cui assoggetta il pensiero. Il tuo commento porta .a mio parere, al tema della verità che Nietzsche vede sospesa tra l’influsso della società e diciamo,l’interpretazione che il singolo se ne dà.Ma l'interesse per me ririede soprattutto nel fatto che N. scrive La Gaia Scienza in un perido di grande sollievo per l'essere uscito dalla depressione che lo colpì,e di gaiezza per la vita ritrovata.( approfitto per inserire per intero l'aforisma da te citato ,lo prendo dalla traduzione italiana.
      "la vita non è un argomento. Ci siamo aggiustati un mondo in cui poter vivere -con l'ammissione di corpi,linee,superfici,cause ed effetti,movimento e quiete,forma e contenuto:senza questi articoli di fede nessuno oggi sopporterebbe la vita!
      Ma così essi non sono ancora per niente qualcosa di dimostrato. La vita non è un argomento;tra le condizioni della vita vi potrebbe essere l'errore.").
      C'è comunque che mi chiedo come mai hai colto questo aspetto nel mio scritto che io non vedevo in questo modo,perlomeno.Una cosa è certa. E' stata abbastanza impressionante per me la concentrazione della presenza della morte in questo viaggio:guerre,campo di concentramento, suicidi ,pazzie,fino all'assassinio politico di Massimiliano d'Asburgo...


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