Hans Holbein - Gli Ambasciatori

lunedì 2 gennaio 2012

Il Manifestante

Vi invito ad articolare questo pensiero di Fachinelli,rapportandolo all'oggi,laddove la realtà attuale nella  ulteriore decomposizione raggiunta rispetto alla lettura dell'autore, lo supporta o lo supera …
"Una immagine o fantasma di società che, mentre promette una sempre più completa liberazione dal bisogno, nello stesso tempo minaccia una perdita dell'identità personale. Cioè abbina un'offerta di sicurezza immediata a una prospettiva inaccettabile: la perdita di sé come progetto e desiderio. La liberazione dal bisogno sembra anzi avere come sua condizione la rinuncia al desiderio. Ma dal punto di vista individuale, questa condizione sembra il ripetersi, nella realtà adulta, di una situazione angosciante che è stata quella del rapporto con la madre. Dall'esperienza psicanalitica ne conosciamo i termini fondamentali: la madre buona e gratificante e’ nello stesso tempo la strega malefica e divoratrice. Il nutrimento e l'amore che essa ci dà sono continuamente minacciati, nella fantasia infantile, dalla sua capacità distruttiva. Il cibo che ci offre e’ quindi pagato con la dipendenza totale. E in questa situazione  scarso aiuto ci può venire dalla presenza di un padre che è sempre più labile e impotente, quando non si confonda egli stesso, riassorbito, con la figura onnipotente della madre. Ne viene quindi, per paradosso, che il livello più alto della società industriale tende ad essere vissuto dal singolo come la ripetizione, nei suoi punti cruciali, della relazione più naturale, più biologica e sperimentata all'interno della famiglia. E infatti, nella propria ideologia, questa stessa società tende a fare sempre più uso di metafore biologiche, cibernetico- biologiche, tende a presentarsi come un complesso di sistemi la cui regolazione e già prevista in anticipo. Si pone l'accento sul funzionamento, sull'equilibrio, anziché sul mutamento, sulla rottura, appunto perché la lotta col padre sembra ormai una dimensione mitica. Lo stesso uso quasi ossessivo, da parte della dissidenza, di parole come “inserimento e integrazione”, è una conferma della profondità della forza raggiunta da quest'immagine. Anche il consumo vorace e simultaneo di testi apparentemente antitetici può essere interpretato nello stesso senso... Pensando alla distinzione Lacaniana del besoin e del desir... basta pensare a quante volte si tende a rifiutare teoricamente da sinistra, un movimento nuovo perché non vi si riscontra l'immediata urgenza del bisogno; o quante volte ve lo si immette a forza, per poter assimilare la nuova forma rivoluzionaria a vecchi schemi. Come se la spinta del desiderio fosse meno materialistica; o addirittura un'astuta invenzione dell'avversario. Con il risultato in definitiva di capire sempre meno quello che succede, e non soltanto qui da noi…"

E. Fachinelli, Il Desiderio Dissidente 1968. Su Antologia dei Quaderni Piacentini Gulliver Ed. 1977,pag.472